Un suo assestamento
che traina tutto al passato;
illogicamente, quasi
mai fosse stato, nel mentre.
Medesime paure e demenze;
stesse convinzioni che trascinano
il giorno e avanzano l'inettitudine
reiterano il proprio ufficio.
Avrei dovuto giocare prima al massacro:
ora è tardi e scivoli via.
Ma è stato un provare umano:
utilizzare le sensibilità di cui mi hanno disposto.
Niente di risolto, vago ancora diviso
tra la romantica caduta degli dei,
impressi nei loro cieli e il nostro camminare
presso canali di petrolio e carbone.
Canti delle stringhe ambivalenti,
per trovare quello che, credi,
qualcun'altro ricordi vividamente.
E le promesse si scaldano.
Nella distorsione delle speranze
le ossessioni di ieri sono lì,
nuovamente a torcersi, a torcerti
insensibili ai lamenti già uditi.
Un giorno da buono,
quando gli altri vagano di fuori
a spendere il proprio affetto,
Un giorno diversamente normale.
Tanto, non per affetto ne per pratica,
affossanti sensibilità altalenanti
tendono al di fuori di ogni portata
cioè che cerchi di afferrare.
Continua a non approfondire,
rimani sull'orlo.
Sono l'intervallo.
Questo è l'intervallo
e suona come una litania latina:
non come nessun'altra,
come tutti non sono;
certamente diversa
e uguale a tutto, del resto.
Non potrei che cadere per ognuna
e forse ancora più della solitudine
è l'unica certezza, dove casa sono io:
conoscere meglio, o solo tentare.
Tuesday, December 24, 2013
Monday, December 23, 2013
Saturday, November 30, 2013
Wednesday, October 30, 2013
Il problema della vista periferica
Il problema della vista periferica:
- Mi hai registrato?Poi più nulla.
Da dietro il vetro,
ci sono ancora, scorrendo all’indietro?
Par non esserci mai stato.
Ma, viaggiando verso il sole,
serberai il ricordo del riflesso
stagliatosi dal fiume umano
che ti scorre accanto?
Esisterò in quell’intervallo
in cui la giornata ti scivola addosso?
- Forse giusto lampade al neon,
Niente per cui smantellare piani,
o farne di nuovi.
Nemmeno per sapersi a vicenda
in quel luogo transiente,
che scambia minuti per chilometri
e porta tutto alla deriva,
fino a che niente importa.
- Forse un indefinito tremore,Miserabili momenti andati.
il riaffiorare d’un impalpabile remoto,
parte del corredo di ricordi dimenticati
d’improvviso ritrovati sul nastro.
Tuesday, October 22, 2013
Evigilo
Come possa lascire il vuoto,
così ripetutamente, perseverante,
illogicalmente uguale a sempre?
Quel "sempre" che può essere tutto
ma sopratutto niente,
- eppure sempre ti svuota
per trovare posto al niente.
Attraversi il risveglio, tempestivo,
verso una vana veglia,
che toglie il tichettio rumorante
alla pioggia che cade,
rendendola futile:
semplicemente bagnata,
oramai più vicina al niente
Ed è la fugace visione
di un taglio diverso nella luce
ad inscenare la farsa
prima di ricapitolare alla realtà.
Un miragio tra i fumi condensati
che porta via visioni
del sonno paradosso.
Il cambio di direzione,
la coerenza impersonale
che fugace cerca una sua forma
al difuori di te, quand'ecco
che invece si sgretola,
impossibile da palesare all'esterno,
impossibile da giustifcare,
e ti capisco.
Lei prende e porta via
che sia il peso delle tue colpe
che sia la pace della mente
e lascia il vuoto
e dona il niente
E se il niente fosse già mio
cosa in più ella mi dona?
così ripetutamente, perseverante,
illogicalmente uguale a sempre?
Quel "sempre" che può essere tutto
ma sopratutto niente,
- eppure sempre ti svuota
per trovare posto al niente.
Attraversi il risveglio, tempestivo,
verso una vana veglia,
che toglie il tichettio rumorante
alla pioggia che cade,
rendendola futile:
semplicemente bagnata,
oramai più vicina al niente
Ed è la fugace visione
di un taglio diverso nella luce
ad inscenare la farsa
prima di ricapitolare alla realtà.
Un miragio tra i fumi condensati
che porta via visioni
del sonno paradosso.
Il cambio di direzione,
la coerenza impersonale
che fugace cerca una sua forma
al difuori di te, quand'ecco
che invece si sgretola,
impossibile da palesare all'esterno,
impossibile da giustifcare,
e ti capisco.
Lei prende e porta via
che sia il peso delle tue colpe
che sia la pace della mente
e lascia il vuoto
e dona il niente
E se il niente fosse già mio
cosa in più ella mi dona?
Tuesday, April 2, 2013
Nocta pars
Addentratomi - un vortice vuoto
si forma tra le nuvole sulla mia testa,
liberando la luna e stratificando il cielo -
oltre la rete, percorro circuiti atletici,
linee bianche che guidano i passi in loop;
girando in tondo il non-luogo cantiere/parco,
formo il sogno aggregativo.
M'innoltro nella luce smorzata dal tartan,
ombre di rami e tralicci ossei
sezionano gli strati di poliuretano;
e sono nel buio, all'occhio elettronico
celato, che sorveglia gli stati attuali.
Esco fuori dal Controllo,
mentre aspetto il Divertimento.
Nascosto dalla sua cronaca,
soppeso l'immobilità del territorio
e l'improbabile quiete metropolitana;
lascio dipanare pensieri discorsivi
e distanze d'oltremare, quali immagini
ricorrenti di desideri insulari.
Fermo il passo, trattiene il respiro il resto.
Ecco! La depressione s'inverte,
ed è ora l'orrizzonte circolare a liberarsi
mentre un tappo grigio richiude il vuoto.
La città puntiniforme si tiene al limitare:
i palazzi si chinano verso la radura,
enormi, al disopra degli alberi, la cingono,
e fungono da estremo confine.
Oltre quello v'è il Divertimento,
l'ultimo monitoraggio autoimposto,
il rimedio al pensiero - mentre, dove
mi ritraggo ora, pur se per poco,
le nuvole si sorpassano plumbee,
la lucidità flette solo gli edifici,
ed ho ancora considerazione di te.
Tuesday, February 26, 2013
vv
The wave that rushes out
Your hoped joys
Is exhausted in a breath
- you're all gone
Places remain the same,
Still, slivers of skin,
Are already replaced
- you're all gone
"vv" is the shining detail
I won't get rid of
In this recursive thought,
Not so different,
From the senseless rest.
And wasting time
Makes almost sense:
What I can carry out
From all of this hypophysis,
Seems nothing more than an
Intuition of a moment
Which stood for something good.
Snapping demons tongue in vain:
You, only, are gone.
Wednesday, January 23, 2013
Somewhere in between
Destroying for no reason,
if I'm still here it's hard to say.
I keep no matter what.
The time is the only witness.
Is a downward spiral
- endless.
What remains is mostly liquid.
Halogen clouds bring a little calm
While I slide away.
Tuesday, January 15, 2013
Sunspots
It would be so easy,
but it's now that I'm leaving.
Low soft sound vibrancy
descending through thin air.
An arm girds the waist
as the light rises up.
Won't turn while sleeping.
The headphones shelter
from the static hurricane,
digging me behind you.
And as it went, the piano
vanishes, decoying echoes.
What expected by curves,
blurs, as sunspots climb upon us;
it's a matter of time, and,
will be spoiled by the form
of our thoughts, as unfolding
in the looming morning.
but it's now that I'm leaving.
Low soft sound vibrancy
descending through thin air.
An arm girds the waist
as the light rises up.
Won't turn while sleeping.
The headphones shelter
from the static hurricane,
digging me behind you.
And as it went, the piano
vanishes, decoying echoes.
What expected by curves,
blurs, as sunspots climb upon us;
it's a matter of time, and,
will be spoiled by the form
of our thoughts, as unfolding
in the looming morning.
Monday, January 7, 2013
in / ex
Monotonie consuetudinarie,
Si sperdono ora, senza il "controllo",
Negli oblii del tempo racchiusi nel corpo,
Lasciando tracce intangibili.
Tenui reminiscenze degradate,
Si affacciano, esempi di speranza,
donando una molle malinconia:
ipotetiche visioni indubbiamente false.
Turbamenti congenitamente pilotati
Scavano le vene in profondità,
Trascinando i detriti del sangue
Con pulsazioni più serrate.
Ninnoli di occultazioni mnemoniche
Sfasano, in fine, ogni barlume
di flebile realismo assimilato:
- Eccoti, nuovo mito, nascere! -
Si sperdono ora, senza il "controllo",
Negli oblii del tempo racchiusi nel corpo,
Lasciando tracce intangibili.
Tenui reminiscenze degradate,
Si affacciano, esempi di speranza,
donando una molle malinconia:
ipotetiche visioni indubbiamente false.
Turbamenti congenitamente pilotati
Scavano le vene in profondità,
Trascinando i detriti del sangue
Con pulsazioni più serrate.
Ninnoli di occultazioni mnemoniche
Sfasano, in fine, ogni barlume
di flebile realismo assimilato:
- Eccoti, nuovo mito, nascere! -
Novembre Diciannovesimo
La ragazza tace:
la vista sono luci stazionarie.
Intermittenze rosse,
da scheletri d'antenna,
scandiscono il silenzio;
e coni d'intenso giallo
accendono i rovi
- si stagliano -
sul profilo frastagliato,
e nascondono i binari,
rivelati dall'acuto stridio,
la cui sola risonanza
si arrampica per il pendio.
Un fruscio la smuove:
oscilla, nel taglio
dell'ombra in cui siede,
e subito s'acquieta.
Non c'è alcun bisogno di parlare.
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