Seduta, lo sguardo tristo,
Il mondo che scorre veloce
Lungo i tuoi fianchi,
Ti ergi come un Cristo
Da quel vorticoso turbamento
Di luce e di gente, quali
Colonne smosse dal vento.
Risplendono i tuoi profili bianchi,
Fuoriescono dal suono grigio
E giungono a salvarmi
Da un incubo di anonimità.
Ma è il momento a ingannarmi:
Si spalancano le porte
E sono nuovamente disceso,
Caduto. Ancora una volta
Questo terreno mi ha, arreso.
E sveglio, mi chiedo chi ancora,
Col solo sguardo, tirarmi fuori potrà.
Sunday, May 4, 2008
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